Attualità

Sicilia senz’acqua, invasi vuoti e comuni in emergenza

La crisi idrica in Sicilia si fa sempre più grave. I bacini sono ai minimi storici e in alcune città l’acqua arriva una sola volta a settimana. Comuni, Regione ed enti gestori corrono ai ripari con interventi straordinari, ma la strada per superare l’emergenza appare lunga e incerta.

di finmedia -

La Sicilia fa i conti con una delle crisi idriche più gravi della sua storia. Gli invasi dell’isola contano appena 180 milioni di metri cubi d’acqua, a fronte di una capacità complessiva che supera il miliardo. Un dato che fa riflettere se confrontato con quello di un anno fa, quando i bacini contenevano 323 milioni di metri cubi: allora la situazione era già difficile, ma oggi è allarmante. Solo nell’ultimo mese, i volumi si sono ridotti di oltre sei milioni e mezzo di metri cubi.

Nel cuore dell’Isola la crisi è ancora più tangibile. A Caltanissetta, l’acqua arriva una volta ogni sei giorni. Il sindaco Walter Tesauro descrive una realtà in cui l’amministrazione locale cerca di tamponare una situazione che non è sotto il suo controllo. “Da tempo riceviamo acqua una volta a settimana,” spiega Tesauro, che sottolinea come i lavori di Siciliacque, conclusi pochi giorni fa nel campo pozzi di Polizzi Generosa, abbiano portato un piccolo miglioramento: trenta litri al secondo in più per la città. Ma non basta. Nei giorni scorsi sono stati attivati undici nuovi pozzi con pompe di sollevamento per cercare di arginare il problema.

San Cataldo, poco distante, vive una condizione simile. “L’acqua arriva ogni settimana, ma quando ci sono interruzioni sulla rete si può arrivare a dieci giorni,” afferma il sindaco Gioacchino Comparato. Intanto ci si organizza con autobotti e sfruttando i pozzi di contrada Roccella e campo San Giuliano, ma il problema resta l’Ancipa. L’invaso, che può contenere fino a 30 milioni di metri cubi, è oggi praticamente vuoto, con meno di 760mila metri cubi d’acqua.

Per affrontare l’emergenza, si punta su soluzioni a breve termine, come la perforazione di nuovi pozzi e il potenziamento di quelli già esistenti. A Gela è la strada che è stata seguita sin dai giorni pesanti della crisi estiva e che in qualche modo è servita ad attenuare i disagi. In città poi, il completamento della conduttura di San Leo dovrebbe garantire un inverno più stabile.

Anche i dissalatori rappresentano un capitolo cruciale. Dopo la bocciatura dei vecchi progetti a Gela, Trapani e Porto Empedocle, si è deciso di puntare su impianti mobili a osmosi inversa, capaci di produrre 100 litri d’acqua al secondo ciascuno. La Regione ha stanziato 50 milioni di euro per la realizzazione, con l’attivazione prevista entro giugno 2025.

Nel frattempo, la giunta regionale ha approvato un secondo piano di interventi finanziati con l’ultimo assestamento di bilancio. Sono 132 i progetti, per un totale di 66 milioni di euro, che coinvolgono Comuni, Ati ed enti gestori. Un’azione che punta a mitigare gli effetti della siccità, ma che non può risolvere un problema strutturale.

La situazione, monitorata dalla Cabina di regia per l’emergenza, è sempre più preoccupante. Mentre i livelli degli invasi continuano a scendere, cresce l’urgenza di interventi decisivi. La lotta alla crisi idrica è appena cominciata, e il tempo non è un alleato.