Cronaca
Sara, l’ennesima vittima innocente
5 anni esatti dalla scomparsa di Lorena Quaranta a Messina. Pochi di più da quella di Alessandra Musarra e Omayma Bengalum. Pochi mesi dalla morte di Caterina Pappalardo. Messina torna a piangere un’altra donna. Sara una studentessa come tante
Un grido sordo. Il silenzio si squarcia. Una madre piange sua figlia. E quel dolore, cui nessuna giustizia darà mai pace, diventa il nostro.
Sara non sorriderà più. Lei adesso è sul quel lettino freddo all’obitorio del policlinico. La sua famiglia, i suoi amici, i suoi colleghi di studio restano attoniti. Senza fiato. Era un pomeriggio come tanti. Sara finisce le lezioni del corso di laurea in Tecniche di laboratorio biomedico, che frequenta al policlinico universitario Gaetano Martino.
E si dirige verso la fermata del bus lungo il viale Gazzi. Come lei decine di altri studenti. Incontra un ragazzo, discute con lui, racconta qualcuno. Poi è tutto confuso, concitato. Il sangue, la fuga, le urla, gli inseguimenti, i tentativi di rianimazione. La corsa al vicino pronto soccorso.
E poi le forze dell’ordine, la magistratura, il tam tam dei messaggi, i titoli dei giornali. Il silenzio della morte. Una coltre che cala pesantissima in un tranquillo pomeriggio di marzo. Sara non c’è più ad ucciderla un no. Tanti no. A spezzare il suo sorriso la frustrazione di chi non accetta il rifiuto.
“Mi amo troppo per stare con chiunque”, aveva scritto sul suo profilo Facebook Sara, che era angosciata dalla continua presenza di quel giovane che continuava a tartassarla di messaggi e a ricomparire in maniera prepotente nella sua vita. Era angosciata e impaurita tanto da parlarne anche con le amiche. Ma non è bastato.
Il suo rifiuto è diventato una sentenza di morte. Per lei nessun appello.