Catania
Riduzione in schiavitù e torture, arrestato bengalese
Gli agenti della Squadra mobile di Ragusa hanno arrestato un cittadino del Bangladesh di 25 anni indicato come facente parte di un'associazione a delinquere, con basi in Libia, in Bangladesh e in Italia finalizzata a commettere delitti di riduzione in schiavitù e di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina
Un cittadino del Bangladesh, 25enne, è stato arrestato dalla squadra mobile di Ragusa su delega della Dda di Catania per associazione per delinquere, con basi in Libia, in Bangladesh e in Italia, finalizzata a commettere delitti di riduzione in schiavitù e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nonché di avere commesso in Libia i delitti di riduzione in schiavitù, di tortura e di sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di un connazionale.
In particolare, una delle vittime delle condotte delittuose, dopo un periodo di prigionia durato diversi mesi in Libia, dove aveva subito torture disumane e degradanti, a seguito del pagamento da parte dei familiari residenti in Bangladesh di significativi importi di denaro, sarebbe riuscito ad arrivare in Italia, venendo così collocato presso l’hotspot di Pozzallo. Qui avrebbe incontrato l’indagato, a sua volta giunto a seguito di un diverso sbarco, il quale, sulla base delle risultanze investigative, sarebbe stato uno dei suoi peggiori torturatori e carcerieri in Libia. La persona offesa, terrorizzata da detto incontro, subendo nuove richieste di denaro da parte del connazionale, avrebbe trovato il coraggio di rivolgersi ai responsabili dell’hotspot e, quindi, di sporgere denuncia per quanto subito durante il periodo di prigionia in Libia.
La persona offesa, terrorizzata dall’incontro, subendo nuove richieste di denaro da parte del connazionale, avrebbe trovato il coraggio di rivolgersi ai responsabili dell’hotspot e, quindi, di sporgere denuncia per quanto subito durante il periodo di prigionia in Libia. sporgere denuncia per quanto subito durante il periodo di prigionia in Libia.
Le successive risultanze investigative e gli elementi acquisiti dall’analisi del cellulare sequestrato all’indagato al momento del fermo, hanno consentito di appurare l’esistenza di un pericoloso network criminale di stanza in Libia, con basi operative anche in Bangladesh e in Italia, dedito alla gestione dei flussi migratori dal Bangladesh alla Libia, sino poi in Italia, e di delineare il ruolo assunto in seno allo stesso dall’indagato, il quale — uomo di fiducia dei vertici del sodalizio — avrebbe svolto i compiti di aguzzino, torturatore e sequestratore.
Avrebbe, inoltre, intrattenuto rapporti con i familiari delle vittime al fine di costringerli a versare in favore del sodalizio ingenti somme di denaro. Nel corso dell’articolata attività di indagine acquisiti, mediante il coinvolgimento dei familiari della persona offesa residenti in Bangladesh, file audio e video di alcune delle torture che sarebbero state inflitte alla stessa anche dall’indagato e fotografie comprovanti i pagamenti che sarebbero stati da loro effettuati quale prezzo per ottenerne la liberazione e la prosecuzione quindi del suo viaggio verso l’Italia.