Caltanissetta

Province siciliane, il loop infinito delle elezioni

In Sicilia, il centrodestra torna a scontrarsi sulle elezioni provinciali, bloccato in un loop politico che dura da tredici anni

di finmedia -

In Sicilia, la politica ha scoperto il moto perpetuo: quello delle elezioni provinciali che non si fanno. Da tredici anni la scena si ripete, e anche quest’anno il centrodestra locale ha recitato lo stesso copione: scrive la riforma per l’elezione diretta dei presidenti delle province, la boccia con entusiasmo, poi litiga con Roma, che gli ricorda che la Legge Delrio è ancora lì, bella salda, e che per cambiarla serve prima una decisione nazionale. Risultato? Commissariamenti a oltranza e province trasformate in fantasmi burocratici senza soldi né poteri.

La differenza di vedute tra Fratelli d’Italia a livello nazionale e quello siciliano è ormai evidente. Giorgia Meloni ha un piano: toccare la questione province solo nel 2026 per far rientrare tutto in un grande election day del 2027. Ma in Sicilia la pazienza non è mai stata il forte della politica locale, e tra pressioni dei partiti territoriali (con Lombardo in pole position) e il rischio di una spaccatura della coalizione, si vuole anticipare tutto.

Ogni volta va così: si fissa una data per l’elezione di secondo livello (quella in cui votano solo gli amministratori locali), poi qualcuno ha l’illuminazione: «E se invece facessimo votare i cittadini?». Da lì, parte la solita giostra: proposta di riforma, affossamento all’Ars, bocciatura da Roma, e avanti con nuovi commissari a governare enti ormai ridotti a scatole vuote. Eppure, persino la Corte Costituzionale ha fatto notare che 13 anni di commissariamento sono troppi, invitando a votare. Subito.

Perché allora insistere su una riforma che il governo nazionale, dello stesso colore di quello regionale, non vuole? Forse perché in ballo ci sono non una, ma ben trecento poltrone. Con l’elezione diretta, i posti sarebbero spartiti secondo logiche politiche consolidate, mentre con il voto di secondo livello il potere slitterebbe nelle mani dei sindaci e degli amministratori locali, rompendo gli equilibri interni ai partiti.

Una cosa è chiara: Roma non ha nessuna intenzione di concedere deroghe alla Sicilia, e la Legge Delrio non verrà abrogata a breve. Riusciranno i nostri eroi a indire le elezioni di secondo livello o il loop ripartirà ancora una volta? Se scommetti sul secondo scenario, probabilmente hai già vinto.