Attualità
Omicidio Dezio, possibile errore giudiziario?
Potrebbe esserci un errore giudiziario dietro la condanna di Antonino Pepi per l'omicidio di Giuseppe Dezio avvenuto a Vittoria nel 2016. Oggi la conferenza del difensore, l'avvocato Giuseppe Lipera, nel suo studio etneo che riaccende i riflettori sul grave fatto di cronaca
Sarebbe un caso di errore giudiziario a spese di Antonino Pepi, condannato in via definitiva a 14 anni di reclusione per l’omicidio di Giuseppe Dezio, avvenuto a Vittoria il 2 Febbraio 2016. Il caso ha origine quando Gaetano Pepi, padre di Antonino, si dichiara colpevole dell’omicidio di Dezio.
Secondo la sua ricostruzione, Dezio stava aggredendo con un coltello il figlio Alessandro, ferendolo all’addome. Alessandro avrebbe, infatti, ricevuto da Dezio quattro coltellate. Per salvare la vita del figlio, Gaetano avrebbe reagito colpendo Dezio a morte. Nel camion di Dezio sono state anche trovate armi con la matricola abrasa, e secondo quanto raccontato dalla famiglia, Dezio li stava attendendo nascosto. Quest’ultimo poi morto con tre coltellate inflitte dal padre per difendere il figlio.
Nonostante la confessione, Gaetano viene assolto in primo grado dalla Corte d’Assise di Siracusa, giudicato non credibile.
La vicenda giudiziaria coinvolge anche i figli di Gaetano: Antonino, Alessandro e Marco, tutti arrestati e rinviati a giudizio. In primo grado, Gaetano e Marco vengono assolti, mentre Alessandro e Antonino vengono condannati a 22 anni di reclusione. Ma il caso subisce un ulteriore colpo di scena in appello: Alessandro viene assolto per non aver commesso il fatto, mentre Antonino, che non era presente sul luogo dell’aggressione, viene condannato.
Il ricorso presentato da Antonino alla Corte di Cassazione non ottiene l’esito sperato. Il 29 gennaio 2025, la Suprema Corte conferma la condanna, nonostante l’apparente mancanza di prove che lo colleghino direttamente all’omicidio. Antonino Pepi, unico della famiglia a rimanere condannato .
Il caso solleva interrogativi profondi sulla gestione del processo e sull’interpretazione delle prove, lasciando la famiglia Pepi e l’opinione pubblica in attesa di eventuali sviluppi che possano ribaltare, ancora una volta, le sorti di questa complessa vicenda.