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Luci ed ombre del nuovo Piano Regolatore del Porto

Il nuovo Piano Regolatore del porto di Catania prevede l’ampliamento con nuove darsene e costruzioni. Associazioni e istituzioni esprimono preoccupazione per i possibili impatti su ambiente e costa.

di floriana garofalo -

Il nuovo Piano Regolatore Portuale di Catania prevede l’espansione dell’attuale porto con la costruzione di due nuove darsene: una turistica a nord, verso la stazione, e una commerciale a sud, verso la Playa. Il progetto è stato al centro di critiche durante un incontro organizzato dall’associazione Volerelaluna, per i suoi impatti invasivi.

Le nuove infrastrutture intaccherebbero due aree finora incontaminate: la scogliera lavica dell’Armisi, risalente a 5.400 anni fa, e la foce del Vallone Acquicella, zona umida costiera di alto valore ambientale e habitat protetto. Entrambe verrebbero compromesse da pesanti cementificazioni e trasformazioni irreversibili del paesaggio marino e costiero.

La Soprintendenza di Catania e il Ministero dell’Ambiente avrebbero espresso preoccupazioni ufficiali nella Valutazione Ambientale Strategica, chiedendo chiarimenti per la darsena turistica e soluzioni alternative per quella commerciale, data la delicatezza dell’area coinvolta.

Il piano prevede inoltre nuove edificazioni per oltre 3,7 milioni di m³, pari a una città di 37.500 abitanti, sollevando dubbi sulla reale necessità di tali volumi e sugli impatti su consumi, rifiuti ed emissioni.

In alternativa, si propone una gestione integrata e complementare tra i porti di Catania, Augusta, Siracusa e Pozzallo, evitando un’espansione invasiva e mantenendo il rapporto storico tra la città e il mare, fondamentale anche per l’attività dei pescatori che hanno da sempre sostenuto l’economia della città e che oggi vengono dimenticati.