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La Cassazione mette fine al caso ‘untore’, parla la sorella

Luigi De Domenico ritenuto responsabile di omicidio volontario dell’allora compagna, avvocato 45enne, alla quale non rivelò mai di essere affetto da Aids

di tcf -

Con la pronuncia in terzo grado, si chiude definitivamente la pagina giudiziaria sull’untore messinese, il 60enne Luigi De Domenico condannato in via definitiva a 22 anni per omicidio volontario dell’allora compagna, l’avvocata 45enne, morta senza saper di aver contratto l’Aids che proprio il convivente le aveva contagiato. E si apre una nuova pagina. L’enorme dolore vissuto dalla famiglia di Stefania Gambadoro si fa testimonianza nelle parole della sorella Silvia, avvocata anch’essa, che per la prima volta in tv racconta a Tcf il dramma vissuto dalla sua famiglia e il peso portato durante tutti questi anni di battaglia legale. “Nessuna sentenza ci restituirà Stefania – racconta ai nostri microfoni – siamo morti che camminano, una parte di noi è andata via per sempre”.

La prima sezione penale della Cassazione lo scorso mese di marzo ha rigettato il ricorso del 60enne, come aveva chiesto anche il sostituto procuratore generale. La sentenza di appello, nel secondo processo dopo l’annullamento del primo per la vicenda dell’età dei giudici popolari oltre i 65 anni, aveva sancito il 19 marzo scorso la condanna a 22 anni di reclusione. De Domenico, pur sapendo di essere affetto da Aids, non disse mai alla compagna della sua sieropositività, facendole contrarre la malattia che poi si rivelò fatale. Adesso l’uomo dovrà scontare la pena alla quale è stato condannato. Se De Domenico è finito sul banco degli imputati lo si è dovuto alla determinazione della sorella della vittima, anche lei avvocato, che non ha mai ceduto di un millimetro nella ricerca della verità sulla morte della sorella. “Lo avevo promesso a Stefania” il suo racconto.