Cronaca

Il pentito di mafia Gaspare Spatuzza torna libero

Da due settimane non ha più i vincoli della detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal 2014

di Redazione -

Quasi metà della sua vita l’ha trascorsa in carcere e nell’ultimo periodo in regime di arresti domiciliari, dal 2014. Da oggi il pentito di mafia Gaspare Spatuzza torna ad essere un uomo libero. Oggi a 56 anni torna a respirare aria di libertà, ha pagato il suo debito con lo Stato, ma non potrà mai cancellare gli orrori commessi durante la sua appartenenza a ‘Cosa nostra’. Rapinatore e poi sicario, Gaspare Spatuzza, soprannominato “u Tignusu” (cioè il Pelato) per la sua calvizie, era affiliato alla Famiglia di Brancaccio, guidata dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 venne impiegata come autobomba nella strage di via d’Amelio in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Cooptato da Salvatore Grigoli, fu tra gli esecutori materiali dell’omicidio di don Pino Puglisi del 15 settembre 1993. È stato inoltre condannato per altri 40 omicidi tra cui quelli di Giuseppe e Salvatore Di Peri, Marcello Drago, Domingo Buscetta (nipote del pentito storico di Cosa Nostra, Tommaso) e Salvatore Buscemi. Il 23 novembre 1993 rapì Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, che sarebbe stato ucciso dopo oltre due anni di prigionia. Da oggi e per i prossimi cinque anni, Spatuzza, dovrà osservare alcune prescrizioni, come non frequentare “abitualmente” pregiudicati, o non uscire dalla provincia in cui abita senza autorizzazione. Le sue dichiarazioni sono servite, per altro, a mandare a processo per le stragi di Capaci e via D’Amelio anche Matteo Messina Denaro, procedimento ancora in corso davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Durante la detenzione Spatuzza, ha iniziato un percorso di conversione religiosa, ha chiesto il perdono alle vittime.


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