Caltanissetta

Hacker incastrato da un sito porno

Era un tecnico della cyber security, ma dietro il suo schermo Carmelo Miano nascondeva molto di più. Il giovane siciliano è accusato di aver violato i server più protetti del Paese, e ad incastrarlo è stata una traccia lasciata su un sito porno. Spunta anche l’ombra dei russi e Miano adesso è pronto a collaborare con la giustizia

di finmedia -

A Roma, in un tranquillo appartamento alla Garbatella, si nascondeva uno dei più abili hacker italiani. Carmelo Miano, 24 anni, originario di Gela, lavorava per un colosso della cyber security, ma dietro questa facciata di normalità c’era ben altro. Il giovane è accusato di aver violato i server di alcune delle istituzioni più delicate del Paese: dal Ministero della Giustizia alla Guardia di Finanza, passando per aziende come Tim e Telespazio.

Ma il suo regno digitale, costruito tra le mura di via delle Sette Chiese, non era destinato a durare. A tradirlo, ironia della sorte, non è stata la complessità del codice, ma una semplice traccia lasciata navigando su un sito porno. Da lì, gli investigatori sono risaliti al suo indirizzo IP, fino a rintracciarlo a Roma.

Ora, di fronte alle accuse della Procura di Napoli, Miano ha ammesso di aver violato i server del Ministero della Giustizia e di aver consultato le email di diversi magistrati tra Napoli, Roma, Gela e Brescia. Tuttavia, ha negato di aver arrecato danni ai sistemi informatici violati. Attraverso il suo legale, Gioacchino Genchi, ha fatto sapere di essere pronto a collaborare con la giustizia.

Secondo il suo avvocato, i sistemi informatici che Miano avrebbe colpito erano già fragili di per sé. Intanto, la Procura indaga anche su possibili contatti tra il giovane hacker e membri dei servizi segreti.

Durante le sue navigazioni infatti, il giovane hacker ha effettuato l’accesso al portale Russian Market, ovvero uno dei principali siti di «e-commerce del Criminal Haking dedicato alla vendita illegale di informazioni sensibili come password, dati bancari e carte di credito particolarmente orientato all’Italia. La visita a quel sito gli è costata anche l’accusa di riciclaggio, oltre a quella di accesso abusivo al sistema informatico.

Sul dark web, aveva anche accumulato un tesoro di 5 milioni di euro in criptovalute, guadagnati sui black market della droga.

Una doppia vita insospettabile per il giovane informatico con la faccia da ragazzino, che però si è rivelata agli inquirenti proprio grazie alla sua imprudenza online. Da una semplice navigazione su un sito porno, le forze dell’ordine sono riuscite a risalire al suo indirizzo IP, scoprendo il suo nascondiglio.

Resta adesso aperta la questione delle misure cautelari: l’avvocato Genchi ha richiesto l’attenuazione della detenzione in carcere con gli arresti domiciliari.