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Giardino degli Angeli, benedetto…con polemiche
Per alcune associazioni civili e laiche il rischio è di affossare il rispetto verso le donne
Appena nato è già fonte di polemica; sulla nascita del Giardino degli Angeli, l’associazione Adesso basta è intervenuta accusando l’attuale amministrazione di strumentalizzazione; alla cerimonia di scopertura del monumento e di benedizione del campo degli angeli, erano presenti associazioni cattoliche e pro vita, antiabortiste che attualmente hanno anche centri di ascolto negli ospedali iblei attivi nei giorni in cui ci sono le visite preliminari per un’interruzione volontaria di gravidanza. E’ stata tirata in ballo la legge 194; l’associazione teme che la realizzazione di un cimitero dove seppellire i feti possa essere un ulteriore colpo alla libertà delle donne di scegliere senza sentirsi addosso lo stigma. L’amministrazione rimanda al mittente le accuse di propaganda e strumentalizzazione, ribadendo di aver sempre affrontato i temi etici con imparzialità, equilibrio, e spirito laico. Attualmente il regolamento di Polizia Mortuaria prevede che i bambini di età gestazionale superiore alle 28 settimane vengono registrati all’anagrafe e sono siano sepolti come qualsiasi altra persona. Se il feto viene espulso tra la 20esima e la 28esima settimana di gestazione, viene definito dalla legge come «prodotto abortivo». Anche in questo caso, la sepoltura è obbligatoria: la norma prevede che i genitori, entro 24 ore, possano esprimere il desiderio di farsene carico. Altrimenti, spetterà alla struttura ospedaliera in concerto con l’ente comunale a gestire il trasporto e la sepoltura del prodotto abortivo. Quando si tratta, infine, di embrioni e feti deceduti prima di raggiungere le 20 settimane, il regolamento prevede che si parli di «prodotti del concepimento». In questo caso, i parenti hanno sempre 24 ore di tempo per presentare una domanda di sepoltura all’azienda sanitaria locale. Se i genitori non ne fanno richiesta l’ospedale deve scegliere come smaltire i prodotti del concepimento. Ci sono due opzioni consentite: la sepoltura a carico dell’azienda sanitaria o di associazioni del terzo settore, oppure lo smaltimento tra i rifiuti speciali dell’ospedale. La seconda opzione è la più comune.