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Femminicidio Lorena. ‘Nessuno stress da Covid per De Pace’
Nelle motivazioni della sentenza i motivi che hanno portato a rigettare il ricorso presentato dai difensori di Antonio De Pace, l'ex infermiere condannato all'ergastolo per il femminicidio di Lorena Quaranta, che strangolò e colpì con una lampada uccidendola nella casa in cui vivevano.
La conferma dell’ergastolo nel nuovo giudizio davanti alla Corte d’assise di Reggio Calabria per il femminicidio di Lorena Quaranta lo scorso 28 novembre ha chiuso il processo nei confronti di Antonio De Pace.
Il carcere a vita era stato deciso in primo e ribadito in secondo grado per l’ex fidanzato reo confesso di aver strangolato e colpito con una lampada Lorena nell’appartamento nel quale vivevano a Furci Siculo. Ma i difensori chiesero venissero valutate le attenuanti generiche e la Cassazione accordò il rinvio per il nuovo processo davanti ai giudici di appello.
A distanza di due mesi sono state rese note le motivazioni della decisione della corte di assise d’appello di Reggio Calabria. La difesa aveva insistito sul forte stress per il Covid vissuto da De Pace, sostenendo che lo stesso, la sera prima dell’omicidio, aveva pensato di rientrare nella casa dei genitori temendo di poter essere contagiato dato che la fidanzata palesava sintomi influenzali.
«Troppa enfasi da parte della difesa su questo aspetto», sottolinea la Corte di assise di appello di Reggio Calabria, secondo cui, peraltro, in seguito De Pace ha contratto il Covid in carcere senza manifestare particolare preoccupazione.