Attualità

Culle sempre più vuote: in Italia si batte il record (negativo) delle nascite

La regione con più "baby stranieri"? Emilia-Romagna, con il 21,9% delle nascite

di Sergio Randazzo -

In Italia, sembra che le culle siano diventate un oggetto quasi d’antiquariato. Nel 2023, sono stati registrati 379.890 nuovi nati, ben 13.000 in meno rispetto al 2022 (-3,4%). Tradotto: per ogni mille residenti, sono nati poco più di sei bambini. E il 2024 non sembra portare buone notizie: i dati provvisori di gennaio-luglio mostrano altre 4.600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. A fornire questo ritratto del Paese che “scorda” come fare figli è l’Istat, ricordandoci che nel 2008 (l’anno d’oro delle nascite del nuovo millennio) i numeri erano ben diversi: un calo del 34% ci separa da allora.

Anche gli stranieri sembrano aver adottato la moda della “natalità ridotta”. Le nascite da genitori stranieri, che rappresentano il 21,3% del totale, sono passate da 82.216 nel 2022 a 80.942 nel 2023. E pensare che nel 2012 c’era stato addirittura un incremento. Da allora, è stata una lunga discesa: 27mila neonati in meno.

La regione con più “baby stranieri”? Emilia-Romagna, con il 21,9% delle nascite. Seguono Liguria, Lombardia, Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia. In Toscana, il 18,1% delle culle è riempito da bimbi con origini straniere. Nel Mezzogiorno, invece, i numeri sono più modesti: in Sardegna solo il 3,9%, mentre l’Abruzzo tocca il “picco” del 10%.

Nel frattempo, le neomamme in Italia sono sempre più “esperte” (o forse, semplicemente, più in là con l’età). Il primo figlio arriva, in media, a 31,7 anni, un bel salto rispetto ai 28 anni del 1995. E l’età media al parto, nel 2023, si è alzata ancora un po’, raggiungendo i 32,5 anni. Tra le italiane si arriva anche a 33 anni, mentre le mamme straniere sono più “precoci” con una media di 29,7 anni.

Interessante notare che, sempre più spesso, i bebè arrivano senza passare dall’altare: nel 2023, ben il 42% dei nuovi nati ha visto la luce al di fuori del matrimonio, con un aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente.

Le reazioni: tra preoccupazioni e nuove proposte

Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, non usa mezzi termini: questi numeri “dovrebbero pre-occuparci tutti, nel senso etimologico del termine, ovvero occuparcene prima che sia troppo tardi”. In effetti, ormai siamo tutti d’accordo su un punto: la situazione è grave. Ora, però, tocca passare ai fatti. De Palo lancia l’idea di un’Agenzia per la natalità, perché ormai, secondo lui, non ci sono più destra o sinistra, solo un Paese che deve pensare al suo futuro.

Filippo Maria Ubaldi, direttore scientifico del gruppo Genera e membro del tavolo tecnico del ministero della Salute sulla Procreazione Medicalmente Assistita (Pma), chiede a gran voce un cambio di rotta nelle politiche di sostegno alle famiglie, in particolare a quelle che lottano contro l’infertilità. E mentre si attende l’aggiornamento delle tariffe Lea per un accesso equo alla Pma in tutta Italia, si spera che queste misure possano diventare un “boost” per le nascite, un po’ come fosse un’ultima speranza per invertire la rotta.