Cronaca

Boss gestiva la cosca mafiosa dal carcere, la GdF arresta 26 persone a Palermo

I Finanziaeri hanno eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare: 25 in carcere, una agli arresti domiciliari e sette interdittive per l'esercizio di attività imprenditoriali

di Sergio Randazzo -

Salvatore Sorrentino, braccio destro di Settimo Mineo, l’uomo che voleva ricostruire la cupola mafiosa.

Agiva dal carcere

Dal carcere romano avrebbe continuato a gestire la famiglia del Villaggio Santa Rosalia, quartiere periferico di Palermo al centro della nuova operazione della scorsa notte dei finanzieri del comando provinciale. Sorrentino, ricostruisce l’accusa, dava precisi ordini al figlio Vincenzo di 23 anni per proseguire nella gestione degli affari e dirimere contrasti dentro la cosca. La scorsa notte i finanzieri del nucleo di polizia economica e finanziaria, coordinati dalla Dda diretta dal procuratore Maurizio de Lucia, con l’operazione ‘Villaggio di famiglia’, hanno eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare: 25 in carcere, una agli arresti domiciliari e sette interdittive per l’esercizio di attività imprenditoriali.

Le accuse

Gli indagati sono accusati a vario titolo, dei reati di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata, trasferimento fraudolento di valori al fine di agevolare cosa nostra, e traffico di stupefacenti con l’utilizzo del metodo mafioso. Con lo stesso provvedimento il gip di Palermo ha disposto il sequestro preventivo di sei attività commerciali nel settore della ristorazione, del commercio al dettaglio di generi alimentari, del trasporto merci su strada e del movimento terra, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Come emerso dalle indagini la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia avrebbe controllato e condizionato il tessuto economico del territorio. Nulla sfuggiva, dalla vendita ambulante del pane con l’imposizione dei prezzi di vendita dei prodotti alla fornitura in regime di monopolio dei fiori attraverso una rete di venditori palermitani nei pressi dei cimiteri di Sant’Orsola e Santa Maria dei Rotoli che favorivano le imprese ragusane, vicine ad esponenti mafiosi legati al clan stiddaro Carbonaro-Dominante di Vittoria.

Gestione delle aperture dei negozi

L’apertura dei negozi avveniva dietro autorizzazione con l’imposizione di ditte e tecnici per la realizzazione di lavori nei locali commerciali. Diversi affiliati tenevano la cassa della famiglia. Riserve di soldi contanti per potere assicurare il sostegno economico ai carcerati o a chi si trovava in difficoltà economica. Anche al Villaggio sono arrivati negli anni fiumi di cocaina dalla Calabria. Nel corso di indagini è stato ricostruito il pagamento di un grosso quantitativo di droga per circa 700 mila euro. I finanzieri in quell’occasione bloccarono un corriere con 7 chili di droga.


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