Cronaca
Barcellona, 15 arresti per mafia
Associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, violazione della pubblica custodia di cose e sottrazione di cose sottoposte a sequestro. Questi i reati per i quali la Polizia di Stato di Messina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 15 persone.
Un’azienda confiscata ad una organizzazione operante nel Barcellonese ha continuato ad essere gestita senza soluzione di continuità dalla stessa organizzazione a cui era stata sottratta.
È tra le scoperte fatte nell’ambito dell’indagine che stamattina all’alba ha visto scattare 15 arresti, 14 in carcere e uno ai domiciliari, a vario titolo per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, violazione della pubblica custodia di cose e sottrazione di cose sottoposte a sequestro. Questi i reati per i quali la Polizia di Stato di Messina ha eseguito all’alba di oggi il provvedimento che arriva a conclusione delle indagini che hanno visto in azione agenti del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile della Questura di Messina e del Commissariato di P.S. di Barcellona Pozzo di Gotto, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia.
Confermata dalle indagini l’esistenza e l’operatività di un gruppo criminale di matrice mafiosa, dedito a svariati episodi di estorsione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, violazione della pubblica custodia di cose e sottrazione di cose sottoposte a sequestro. Il tutto commesso con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosi attraverso la gestione illecita di un’impresa, con sede a Barcellona e attiva nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, smaltimento di rifiuti speciali e demolizione dei veicoli. Un’azienda che era stata confiscata e che nonostante qeusto continuava ad essere gestita dal gruppo mafioso con la compiacenza di quanti avrebbero invece dovuto evitare che ciò avvenisse.
La ditta era stata infatti affidata all’amministrazione di un commercialista, nominato amministratore giudiziario a giugno 2011. Ma nonostante i diversi provvedimenti di sequestro e confisca, le attività di indagine hanno messo in luce la posizione dominante del capo mafia barcellonese nella gestione dell’attività imprenditoriale sottrattagli, che ha continuato a gestire, quale “titolare di fatto”. L’amministratore giudiziario è emerso fosse completamente asservito al potere mafioso del clan, e avrebbe manifestato riverenza e compiacenza, omettendo l’adempimento dei doveri correlati all’esercizio delle sue funzioni. Per creare illeciti guadagni, il gruppo vendeva pezzi di ricambio usati senza il prescritto titolo fiscale e lo smaltimento di rifiuti non censiti.
L’impresa sarebbe stata utilizzata, anzitutto, quale strumento di illecito arricchimento, attraverso la quotidiana, continua appropriazione del denaro, non contabilizzato, dalle casse; conseguendo, in tal modo, il risultato della percezione, agli occhi della comunità, di un’organizzazione mafiosa in grado di gestire un’azienda, nonostante ben due provvedimenti di confisca e relativa amministrazione giudiziaria.
Situazione, questa, che avrebbe consentito agli indagati di porre a segno condotte estorsive sia nei confronti del personale dipendente ritenuto non “affidabile” e per questo motivo allontanato dall’azienda, che nei confronti di altri imprenditori operanti in settori commerciali affini, avvalendosi, della “simbolica” presenza, quotidiana, del pregiudicato al vertice del clan e di tutti i suoi familiari, nei locali dell’impresa.