Catania

Arrestati due fratelli tunisini per tentata estorsione e lesioni a Misterbianco

Le vittime furono colpite alla coscia sinistra e immediatamente soccorse dai Carabinieri e dal personale medico del 118

di Sergio Randazzo -

Nell’ambito di un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Catania, i Carabinieri della Tenenza di Misterbianco hanno eseguito una misura cautelare di arresti domiciliari nei confronti di due fratelli tunisini di 20 e 21 anni, accusati di tentata estorsione, ricettazione e lesioni personali aggravate.

Il furto e la richiesta di riscatto

I fatti risalgono al maggio scorso, quando un 24enne egiziano, dopo una passeggiata con la sua famiglia, si accorse di aver perso il cellulare. Il giorno seguente, un suo amico 23enne ricevette degli SMS da un numero sconosciuto, in cui si chiedevano 100 euro per la restituzione del dispositivo. Le vittime decisero di incontrare i presunti estortori in via Garibaldi a Misterbianco, ma durante l’incontro, dopo aver espresso la loro impossibilità di pagare la somma richiesta, furono attaccate da due complici armati di coltelli.

L’aggressione e l’intervento dei Carabinieri

Le vittime furono colpite alla coscia sinistra e immediatamente soccorse dai Carabinieri e dal personale medico del 118, che le trasportarono al Policlinico Universitario di Catania. Le prognosi per i due feriti furono di 5 e 7 giorni. Nel frattempo, i Carabinieri avviarono le indagini per identificare i responsabili.

Il secondo incontro e l’arresto

Un mese dopo, un amico delle vittime tentò nuovamente di recuperare il telefono rubato, organizzando un secondo incontro nei pressi del castello di Motta Sant’Anastasia. Stavolta, però, i Carabinieri erano informati e intervennero durante lo scambio, arrestando il 20enne tunisino in possesso del cellulare rubato.

La decisione del GIP

Il lavoro investigativo dei Carabinieri, compreso il riconoscimento fotografico dei due fratelli tunisini, ha convinto il GIP del Tribunale di Catania a emettere la misura cautelare degli arresti domiciliari nei loro confronti, ritenendo fondati gli indizi raccolti durante l’inchiesta.