Attualità

Oggi il 45° anniversario della morte di Peppino Impastato

Giornalista e attivista coraggioso ucciso dalla mafia

di Emiliano Di Rosa -

La mafia storicamente si è nutrita di due grandi suggestioni, mistificando entrambe: la famiglia e la religione.  Nel giorno in cui ricordiamo il potente e coraggioso anatema di Giovanni Paolo II contro i mafiosi pronunciato 30 anni fa ad Agrigento ricordiamo anche Peppino Impastato ucciso 45 anni fa dalla mafia a Cinisi. Karol Wojtyla mandò letteralmente all’inferno Cosa Nostra, Peppino Impastato ripudiò la famiglia mafiosa. A cento passi da casa sua stava il boss Tano Badalamenti, Peppino non aveva timore di lui, non aveva timore del proprio padre succube e complice della cosca, quella non era famiglia allo stesso modo in cui non è religione quella di cui si appropriano i boss nelle loro lugubri cerimonie di affiliazione. Punto. La verità contro la menzogna, il coraggio contro la connivenza, la giustizia contro la distorsione. Fondatore di Radio Aut, emittente libera e autofinanziata con cui sbeffeggiava i capibastone e denunciava senza timore i loro crimini Giuseppe Impastato oggi resta un esempio di giornalismo libero e uno dei simboli autentici e incrollabili dell’antimafia. Domenica prossima è la festa della mamma, assieme a questo onorabile collega ammazzato 45 anni fa ricordiamo anche sua madre la signora Felicia Bartolotta scomparsa nel 2004, donna giusta e coraggiosa come il figlio. Perché Felicia e Peppino sono la famiglia, perché le parole di Papa Wojtyla sono la fede, perché la mafia fa schifo e non ha nulla a che vedere con la religione e con la famiglia.