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Situazione al collasso nei PS, parla il primario di Ragusa
Sono giorni difficili per quella siciliana che attraversa un momento complesso; la stessa politica che negli anni ha operato tagli generando, in parte, la situazione attuale, adotta la linea dura nei confronti di dirigenti e medici che lavorano in condizioni critiche. A pagarne le spese i pazienti
La sanità siciliana non sta bene, da qualche giorno l’ennesimo caso di presunta malasanità a Palermo ha provocato una serie di reazioni a catena: il presidente della Regione Renato Schifani che annuncia di adottare linea dura con manager e direttori non all’altezza del loro ruolo, ispezioni, dimissioni e levate di scudi da parte dei medici e sanitari costretti a lavorare a ritmi forsennati e in condizioni inaccettabili per le ataviche questioni di sempre: carenza di personale, tagli operati negli anni che hanno ridotto la sanità pubblica al collasso. La provincia di Ragusa non si sottrae al quadro descritto; nello specifico al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II a Ragusa la situazione è a dir poco allarmante se si considera che su 17 medici previsti in pianta organica, solo 6 sono attualmente in servizio. Il pronto soccorso, di fatto, è diventato un vero e proprio reparto di varie branche della medicina senza un’organizzazione adeguata; il primario Giovanni Noto ci spiega dove nasce l’inghippo
Soluzioni a stretto giro sembrano non essercene, se non quelle di incrementare il personale medico, infermieristico, anche assistenziale. Sempre più spesso capita che i pazienti stazionino in pronto soccorso in attesa di un posto letto e chi opera nel reparto di emergenza-urgenza non può contemporaneamente prendersi carico dei tanti nuovi accessi al pronto soccorso e di chi attende destinazione. Ad andarci di mezzo sono i pazienti, come purtroppo le cronache di questi giorni ci hanno raccontato.