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Il Pil in provincia cresce, ma è ancora debole il mercato de

Il Pil in provincia di Ragusa cresce dello 0,35% nei primi 9 mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Per Gianluca Manenti presidente provinciale di Confcommercio: “L’annosarà chiuso con un tasso complessivo lontano dall’obiettivo previsto”

di Pinella Rendo -

I dati della Congiuntura Confcommercio indicano che, nei primi nove mesi del 2024, il Pil in provincia di Ragusa cresce dello 0,35% rispetto allo stesso periodo del 2023, una performance che si prevede possa ripetersi anche nell’ultimo trimestre dell’anno. Tuttavia, l’anno si chiuderà probabilmente con un tasso di crescita complessivo di +0,55%, lontano dall’obiettivo inizialmente previsto.

La crescita del Pil è influenzata da un numero maggiore di giorni lavorativi (circa due decimi di punto di incremento), ma non ci sono indicazioni di una ripresa robusta che possa far raggiungere un risultato più alto. “Stando a quanto riporta l’ufficio studi di Confcommercio, ribaltandolo su quello che accade nel nostro territorio provinciale – sottolinea il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti – i segnali di debolezza nel mercato del lavoro si confermano, con un rallentamento nella crescita dell’occupazione.

La stima per settembre evidenzia un arresto del trend positivo. Anche la produzione industriale continua a mostrare segnali di debolezza, una delle componenti più preoccupanti di questo scenario economico stagnante. Le presenze turistiche a settembre segnano una variazione negativa, con un calo significativo della componente italiana. La stagnazione nei consumi è uno dei principali fattori di freno alla crescita.

A ottobre si stima una variazione negativa dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio, con una riduzione dello 0,5% nel dato destagionalizzato. Nel complesso, quindi, a partire dalla nuova riduzione della spesa per abbigliamento e calzature e dalle perduranti difficoltà dell’automotive, purtroppo persistentemente in calo, mancano impulsi significati di vivacità. Le aspettative per i consumi di dicembre restano ben orientate, ma solo sulla scorta di una residuale speranza che prima o poi i maggiori redditi reali si trasformino in maggiori consumi.