Attualità
Versalis, l’AD gela ogni speranza sull’impianto ibleo
La decisione presa dall'azienda pare irrevocabile e il futuro dei lavoratori del diretto e dell'indotto sempre più in bilico
Sembra non esserci speranze per lo stabilimento Eni Versalis di Ragusa; un’intervista dell’ad dell’azienda, Adriano Alfani, rilasciata a Polimerica, testata online che si occupa di attualità e notizie dal mondo della plastica, gela le aspettative di chi pensava ci potessero essere ancora margini di dialogo. Nell’intervista l’ad Alfani dichiara, a proposito della chiusura dell’ impianto di cracking a Priolo e della linea di polietilene a Ragusa: “Per i due cracking abbiamo previsto un arco temporale tra 12 e 18 mesi, mentre l’impianto di polietilene a Ragusa si fermerà a breve, perché l’Europa si trova in una situazione di eccesso di offerta e i prezzi dei prodotti importati sono molto competitivi. Produrre in queste condizioni non conviene”.
Versalis ha annunciato nei giorni scorsi il piano di ristrutturazione e trasformazione che prevede la chiusura di impianti nella chimica di base e investimenti per due miliardi di euro nei prossimi cinque anni in nuove piattaforme.
“L’industria della chimica di base in Europa sta attraversando un periodo di profonda crisi, che riteniamo sia strutturale e ormai irreversibile dice ancora Alfani-. Una crisi dovuta a diversi fattori: dalla disponibilità e dagli alti costi di materie prime ed energia alle economie di scala che servono per rimanere competitivi a livello internazionale, nonché dall’eccesso di capacità, senza dimenticare uno scenario normativo sempre più invasivo, che impatta sui costi penalizzando le produzioni europee”.
A pagare il dazio maggiore è proprio lo stabilimento di Ragusa la cui chiusura è prevista entro il 31 dicembre. Resteranno senza lavoro, a meno di ricollocazioni che ancora non sono state annunciate, 130 lavoratori del diretto. Ma è anche l’indotto a preoccupare. Andranno perse occasioni occupazionali per numerose imprese dell’ambito in questione. Resta da vedere se il confronto al tavolo ministeriale previsto per il 3 dicembre porterà soluzioni che possano mitigare l’impatto di questa decisione