Trapani

Operazione antimafia ad Alcamo: dieci arresti per estorsione e voto di scambio VIDEO

Uno degli aspetti più inquietanti dell'indagine riguarda il "connubio affaristico-mafioso" che avrebbe influenzato il consenso elettorale a livello locale

di Sergio Randazzo -

Un’operazione antimafia ha scosso la provincia di Trapani, con importanti ricadute anche nel contesto politico locale. Le forze dell’ordine, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno eseguito dieci arresti su ordine del Gip. Gli arrestati, tutti residenti nella zona, sono accusati di reati che spaziano dall’associazione a delinquere di stampo mafioso allo scambio elettorale politico-mafioso, fino a estorsione, spaccio di stupefacenti e traffico di influenze.

I crimini contestati

Gli indagati sono accusati, tra le altre cose, di violazione di segreto d’ufficio e detenzione illegale di armi, reati aggravati dall’uso e agevolazione del metodo mafioso. L’indagine è stata condotta dalla Squadra Mobile di Trapani, in collaborazione con quella di Palermo, oltre che con il Servizio Centrale Operativo della Polizia. Questa inchiesta ha permesso di scoprire il nuovo assetto criminale delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, che hanno riorganizzato i vertici dopo l’arresto dei loro storici capi.

Il nuovo vertice delle famiglie mafiose

L’operazione ha portato alla luce il tentativo della famiglia mafiosa di Alcamo di identificare in un pregiudicato locale il nuovo capo. Allo stesso modo, un altro pregiudicato di Calatafimi è stato riconosciuto come reggente della sua rispettiva famiglia. Sono state ricostruite diverse estorsioni, consumate o tentate, ai danni di imprenditori locali, tra cui quelli attivi nei settori alimentare, edilizio e del movimento terra.

Estorsioni e minacce

Tra gli episodi emersi, spiccano alcune estorsioni nel comune di Alcamo, dove il titolare di un maneggio è stato costretto ad abbandonare la propria attività a causa di contrasti con un esponente del clan locale. Anche un buttafuori trapanese è stato minacciato e costretto a cedere il proprio posto di lavoro al figlio di un noto pregiudicato, dimostrando l’intimidazione pervasiva esercitata dal gruppo mafioso.

Infiltrazioni nella politica locale

Uno degli aspetti più inquietanti dell’indagine riguarda il “connubio affaristico-mafioso” che avrebbe influenzato il consenso elettorale a livello locale. Gli investigatori hanno rilevato che l’organizzazione mafiosa sarebbe stata in grado di orientare il voto in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico “Via”. L’inchiesta ha inoltre portato alla luce chiari indizi di colpevolezza nei confronti di un ex senatore della Repubblica, che avrebbe richiesto il sostegno della famiglia mafiosa in cambio di 3.000 euro in occasione delle elezioni regionali siciliane del 2022.

Droga e armi

Oltre alle implicazioni politiche, l’indagine ha rivelato una serie di episodi di spaccio di stupefacenti, con il coinvolgimento di fornitori albanesi, e la detenzione di armi da parte degli indagati. Uno di essi è stato arrestato per possesso di oltre nove chili di marijuana e due fucili rubati.

Perquisizioni e indagati

Infine, la mattina dell’operazione sono state eseguite otto perquisizioni nei confronti di altre persone indagate per traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto illegale di armi.